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lunedì 17 giugno 2013

Orti infestati. Ovvero: la difficile convivenza tra l'ortolano e le erbe spontanee


La pulizia dell'orto è il cruccio di tutti gli ortolani. In primavera ci si dedica anima e corpo ai preparativi per l'inaugurazione della stagione di semine e trapianti e vanghe, zappe, rastrelli sono protagonisti indiscussi di questo periodo. In estate e autunno poi, la zappetta diventa un'alleata insostituibile. Dunque: tempo di pulizia. Tempo di guerra alle infestanti.

Erbacce, malerbe, infestanti: ma sono davvero così antipatiche e dannose, le piante spontanee, nei nostri orti? C'è chi preferisce chiamarle “accompagnatrici degli orti” e chi ne ha fatto oggetto di un libro (EhrenfriedPfeiffer, Che cosa raccontano le erbe infestanti)
Proviamo ad analizzare i pro e i contro della loro presenza sulle nostre aiuole (le “gombine”, in dialetto) e sui vialetti di passaggio.

CONTRO
  1. sottraggono spazio, luce, aria, sostanze nutritive alle colture: si dice che “entrano in competizione” con gli ortaggi e ne impediscono o rallentano la crescita
  2. se lasciate crescere in modo incontrollato e se si permette loro di fiorire e andare a seme, ce le ritroveremo, moltiplicate esponenzialmente, il prossimo anno o addirittura di nuovo durante l'estate
  3. l'umidità eccessiva causata da una vegetazione lussureggiante attira, di norma, lumache e chiocciole, che potrebbero poi cibarsi anche delle succulente foglie dei nostri ortaggi
  4. piante con radici rizomatose (fusti sotterranei), se non estirpate correttamente, ma semplicemente spezzettate (con zappa o MOTOzappa) si riproducono senza pietà a partire dai rizomi frammentati, causando un'infestazione difficile da contrastare
Orto o giungla?

PRO
  1. una crescita abbondante di erbe spontanee all'inizio della primavera garantisce la fornitura di biomassa (una volta falciate/estirpate le piante e poi lasciate seccare), da impiegare come pacciamatura naturale delle nostre aiuole. La pacciamatura protegge la terra nuda e impedisce alla pioggia battente di dilavare le sostanze nutritive presenti nel suolo e/o di compattare il terreno; evita l'evaporazione durante l'estate e consente al suolo di trattenere umidità, risparmiandoci frequenti innaffiature (e riducendo lo spreco delle risorse idriche!); limita la crescita e il proliferare delle infestanti (!) sulle prode coltivate.

  2. le radici delle piante spontanee diventano nostre alleate quando si tratta di rimediare a errori colturali o a migliorare la struttura del terreno:
    radici a fittone (lunghe e sottili) penetrano in profondità nel terreno, contrastandone la compattezza in caso, ad esempio, di terreni molto argillosi che trattengono molta acqua nei periodi umidi e si “pietrificano” in tempi siccitosi: una volta estirpate o falciate le erbe (la radice rimane nel terreno a decomporsi,) gli spazi lasciati liberi dalle radici permettono un miglior passaggio dell'aria nel suolo (ossigenazione) e un miglior sgrondo dell'acqua
    radici fascicolate (un ammasso di radichette sottili), che si sviluppano in senso orizzontale nella parte più superficiale del terreno, contribuiscono a “strutturarlo” nel caso di suoli sciolti (sabbiosi) oppure a renderlo più friabile e lavorabile nel caso di suoli compattati (argillosi). Se proviamo a estirpare una graminacea (ad esempio l'orzo selvatico o l'avena fatua), afferrando il fusto e strappando con forza, vedremo che riusciremo con facilità ad estrarre tutta la radice, insieme a un panetto di terra: scrollandolo, noteremo che al suolo cadranno tanti piccoli granelli, come se avessimo passato la terra al setaccio.



  3. le piante spontanee diventano indicatrici di possibili infestazioni di insetti parassiti
    Alcune di esse tendono a ospitare, loro malgrado, colonie di pesti dell'orto (ad esempio: afidi, pidocchietti): se nei paraggi ci sono anche i nostri ortaggi, soprattutto giovani, appena trapiantati o spuntati dopo la semina e quindi ricchi di linfa fresca, allora è probabile che i parassiti vi si siano insediati. Monitorando la flora spontanea, possiamo scoprire in tempo eventuali infestazioni e agire tempestivamente per curare senza troppi danni le nostre colture.
    Le piante spontanee, nutrici di alcuni parassiti, non andrebbero sterminate, pena migrazione degli sgradevoli animaletti, privati della loro fonte di cibo, sui nostri ortaggi!

  4. Il vantaggio di mantenere le “malerbe” in orto va ben oltre la mera difesa diretta dell'ortaggio: 

    - ospitare piante spontanee, su cui si insediano in quantità (anche allarmante) gli afidi, significa richiamare un gran numero di insetti benefici, alleati delle nostre colture, perché predatori o parassitoidi degli afidi stessi. Più popolosa (e inquietante) è la colonia, maggiore è la disponibilità di cibo per le larve, ad esempio, di coccinelle, sirfidi, crisope che si nutriranno di afidi (basta non farsi sfuggire di mano la situazione!)
    Ecco alcune specie, ritenute infestanti, ma fonte di cibo per le larve degli insetti alleati, durante la stagione primaverile-estiva: Rumex acetosa e crispus, Cirsium arvense, Urtica dioica, Chenopodium album, Daucus carota, Sonchus asper.

    - le piante spontanee, una volta fiorite, oltre a rappresentare una riserva di nutrimento (nettare e polline) per gli adulti dei parassiti e parassitoidi di afidi (cocinelle & co), attirano anche gli insetti pronubi, i quali, spostandosi di fiore in fiore, bottinano il nettare e si imbrattano di polline, che, trasportato e depositato su altri capolini, feconderà la pianta e assicurerà la formazione dei frutti. La presenza di api, bombi, sirfidi (ma anche farfalle e coleotteri) che svolazzano sulle piante spontanee dell'orto è garanzia di successo anche per la coltivazione degli ortaggi, molti dei quali richiedono impollinazione incrociata ad opera degli insetti. Se l'ape banchetta sui fiori del tarassaco, siamo sicuri che visiterà anche le nostre zucchine, e il bombo, che frenetico e avido se la spassa sui fiori di veccia o trifoglio, senza dubbio farà una tappa-ristoro anche sui nostri pomodori.

    - molte piante, per la loro struttura, possono fungere da veri e propri siti di svernamento o rifugi temporanei per svariate specie di insetti utili: le coccinelle possono trascorrere l'inverno su Amaranthus retroflexus o Arctium minus o lappa, ad esempio.

  5. Ricordiamoci che gli ortaggi altro non sono che domesticazioni di piante selvatiche, che l'uomo nel corso dei millenni ha imparato a selezionare e coltivare, ottenendo tramite incroci nuove varietà.
    Moltissime specie spontanee sono commestibili: un tempo era pratica diffusa tra le famiglie di contadini “andar per erbe” e anche ai bambini veniva insegnato come riconoscere le piante da raccogliere per l'alimentazione umana e per gli animali da cortile (conigli, anatre...), nonché quelle velenose, da evitare. Per le persone appartenenti ai ceti meno abbienti, le verdure selvatiche hanno costituito da sempre una risorsa alimentare di primaria importanza. Oggi, la conoscenza dell'uso di specie vegetali a scopo alimentare viene definita fitoalimurgia.
    (seguirà un post in cui vi presenteremo alcune delle specie erbacee commestibili più comuni e facilmente riconoscibili).

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