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giovedì 5 marzo 2015

Donne, custodi di biodiversità






"Quando abbiamo detto che volevamo piantare quindici milioni di alberi, un selvicoltore si è messo a ridere dicendo che poteva darci semi da seminare quanti ne volevamo ma era convinto che non avremmo mai potuto piantare così tanti alberi.
Dopo poco tempo, gli abbiamo dimostrato il contrario. Siamo riuscite a raccogliere molte più piantine di quante lui avrebbe potuto regalarci. Non avevamo soldi, perciò abbiamo pensato di procurarci i semi da sole, andandoli a prendere direttamente sugli alberi per poi seminarli, esattamente come succedeva per le altre colture a cui le donne erano già abituate: il granoturco, i fagioli e le altre granaglie. Ecco che di fatto si sono ritrovate ad avere quella “tecnologia appropriata” per la coltivazione forestale: prendi un vaso, ci metti la terra dentro e poi ci metti i semi. Metti il vaso in un posto alto, così le galline e le anatre non vanno a mangiare i semi.
Questo metodo ha funzionato! Un giorno faremo un resoconto di tutte le “tecnologie” che le donne si sono inventate.
Per esempio, ci sono alberi che fanno semi che poi vengono portati dal vento e germinano nei campi prima della pioggia. Era interessante vedere una donna che coltivava un campo con un piccolo contenitore d’acqua. Ma stava coltivando le erbacce! Aveva imparato che in mezzo alle erbacce crescono anche le piantine degli alberi. Lei le prendeva e le metteva in un contenitore. La sera, tornava a casa con diverse centinaia di germogli di alberi! Queste tecniche adottate dalle donne si sono rivelate utilissime. Abbiamo piantato più di venti milioni di alberi solo in Kenya. In altri paesi africani non abbiamo tenuto il conto.

"


- Wangari Maathai, fondatrice del Green Belt Movement e Premio Nobel per la Pace nel 2004

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