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sabato 15 marzo 2014

Cominciamo a coltivare l'orto partendo da zero

Abbiamo il piacere di pubblicare alcuni articoli del ns amico Luca Conte, agroecologo della Scuola Esperienziale di Agricoltura Biologica http://www.scuolaesperienziale.it/, adatti proprio a chi vuole iniziare.

Cominciare a coltivare l'orto partendo da zero
di Luca Conte

Aderisco ad un’associazione culturale che gestisce anche un gruppo d'acquisto solidale; un amico ci consentirebbe di lavorare un terreno di sua proprietà e noi vorremmo adibirlo a “orto collettivo”. Il
terreno è pianeggiante, di circa 4.000 mq e negli ultimi 10 anni è sempre stato coltivato
a mais -ci dicono- con regolare uso di diserbanti e concimi di sintesi. Attualmente il terreno è nudo, si vedono i solchi profondi lasciati dalle ruote di un trattore; la nostra idea sarebbe di eseguire le prime
lavorazioni per riportarlo ad una condizione soddisfacente per iniziare poi l'anno prossimo anno a coltivare i primi ortaggi. Come potremmo procedere senza commettere errori?

La fertilità del terreno va rigenerata, innanzitutto, ripristinando una buona struttura, cioè portando il
terreno nelle condizioni di essere ospitale per le piante e permetterne una crescita armoniosa.
Molto brevemente: la struttura è la capacità che un terreno ha di formare aggregati (zolle) fra le particelle che
lo compongono (sabbia, limo, argilla, humus). Un terreno con una buona struttura dovrebbe avere zolle
piccole, mobili, attraversate da numerosi di canali (pori) omogeneamente ripartiti in canali larghi (macropori)
e stretti (micropori) affinché aria (che contiene ossigeno) ed acqua possano circolare in quantità adeguata. In
assenza di sostanze tossiche (es. residui di pesticidi, metalli pesanti), un terreno con queste caratteristiche è
molto ospitale per le piante e gli organismi terricoli.

Una buona struttura si ripristina sia eseguendo determinate lavorazioni (es. decompattamento), sia usufruendo del lavoro degli “specialisti del terreno” e cioè gli organismi terricoli (lombrichi, millepiedi,
microrganismi, ecc.) e le radici (coltivazione di erbai).
Per capire il tipo di lavorazioni da fare è opportuno eseguire prima la prova della vanga (vedi cap.
Fertilità), in modo da verificare la presenza di zone compattate, suola di lavorazione, aree asfittiche. Nel
nostro caso, vista l'estensione della parcella, sarà conveniente eseguire le lavorazioni col trattore.
Immaginiamo che la prova della vanga abbia verificato che il terreno sia compattato (a causa del
transito delle macchine agricole quand'era bagnato) e che abbia una suola di lavorazione (a causa delle arature svolte gli anni precedenti), di conseguenza per cominciare a sbriciolare sia la suola che lo strato compattato faremo eseguire una  ripuntatura. Essa va eseguita col terreno moderatamente secco, altrimenti non ha utilità nel decompattamento; il periodo dell'anno in cui è più probabile avere questa condizione è quello di fine estate. Le ancore del ripuntatore vanno conficcate nel terreno ad una profondità di 10-20 cm maggiore rispetto a quella della suola o dello strato da decompattare. Prima della ripuntatura, va eventualmente eseguita una trinciatura per devitalizzare la flora avventizia e sminuzzare altri detriti, per esempio i residui della coltivazione precedente.
Dopodiché, ai primi di ottobre semineremo un erbaio da sovescio (vedi tabella) , il quale, coi suoi apparati
radicali, perfezionerà il lavoro di decompattamento e sbriciolamento della suola iniziato con le macchine.
Prepareremo il letto di semina per l'erbaio con un passaggio di erpice rotante o con una fresatura. La
fresatura, essendo una lavorazione che permette di affinare il terreno anche con un solo passaggio,
normalmente produce suola di lavorazione, ma in questo caso, il precedente intervento con ripuntatore avrà
prodotto delle fessure verticali che la fresatura non sarà in grado di sigillare.

Se si volesse seminare a spaglio, occorrerà aumentare del 50% le dosi.

Nel mese di maggio, al momento della fioritura, devitalizzeremo l'erbaio da sovescio con una trinciatura e lo interreremo, possibilmente con un aratro a dischi o una vangatrice, perché questi attrezzi non formano suola
di lavorazione. Quindi, procederemo alla preparazione del del letto di semina/trapianto con uno o più
passaggi di erpice: a seconda delle caratteristiche del terreno useremo l'erpice rotante (nel caso fosse richiesta una lavorazione più energica), oppure il vibrocoltivatore (nel caso fosse richiesta una lavorazione poco energica). Infine, trascorsi 10-15 giorni dall'interramento dell'erbaio (primi di giugno), potremo cominciare a seminare/trapiantare ortaggi, senza che sia necessario concimare.
Avendone la possibilità, prima della semina dell'erbaio da sovescio -oppure prima del suo interramento,
appena dopo la trinciatura- potremo spargere sul terreno del  concime organico
compostato (1) (letame maturo, compost o stallatico compostato) che, avendo una resa in humus maggiore (spesso il doppio) rispetto al sovescio, contribuirà ad aumentare le riserve di questa preziosissima sostanza (le quali, vista la gestione precedente, si suppone siano magre); useremo 1,5 kg/mq di letame maturo, oppure 0,7 kg/mq di compost, oppure 0,3 kg/mq di stallatico compostato. Attenzione, è opportuno non superare queste dosi, perché altrimenti forniremmo al terreno una quantità d'azoto sovrabbondante rispetto alle sue capacità di metabolizzarlo, non dimentichiamo che oltre all'azoto rilasciato dalla trasformazione di questi concimi c'è anche quello derivante dall'erbaio da sovescio.
In questo programma di lavoro, i maggiori contributi alla  rigenerazione della fertilità del suolo sono portati dalla tecnica del sovescio, infatti:
- la struttura è migliorata grazie al lavoro delle radici delle specie impiegate nell'erbaio da sovescio;
- la dotazione in principi nutritivi è migliorata grazie all'interramento del sovescio e a seguito della sua
decomposizione operata dagli organismi terricoli con successivo rilascio di nutrienti;
- la presenza di vita è migliorata a seguito delle sostanze emesse dalle radici dell'erbaio (essudati) e a
seguito della decomposizione della massa vegetale interrata entrambe appetitosi alimenti per la fauna e i
microrganismi terricoli;
- dalla trasformazione biologica della massa vegetale interrata si ottiene una quantità di  humus sufficiente a
compensarne le perdite annuali.
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(1) Quando parliamo di concimazione organica, intendiamo che si usino fertilizzanti  di alta qualità e cioè compostati (maturi) e privi sostanze tossiche(metalli pesanti, antibiotici).

s c u o l a e s p e r i e n z i a l e i t i n e r a n t e d i a g r i c o l t u r a b i o l o g i c a - w w w . s c u o l a e s p e r i e n z i a l e . i t

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